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Ripercorrere ogni meandro

e scegliere tra tinte fosche e vive

prediligere la cornice al caos

ridisegnare il contorno delle ombre

mutar grado ed intensità optare

per la luce calda. Non mi dà sollievo.

O fredda. Non mi traduce appieno.

 

Entrare in turbini e gironi

credere ad oniriche visioni

e (con)correre_ lent/animé_

il fiato uno strumento in crescendo

al gradino in cima ad un tappeto.

 

In un momento meno propizio

far calzare un vestito ad uno stato

vissuto nel remoto e accantonato

sorridere a tema col malessere

che tarla l’osso d’ogni mio pensiero.

 

E (con)correre l’anima spogliata

sensibile al gelo ed alla fiamma

con la negazione degli opposti

in equilibri forzati lotte impari

fortuiti ripari ed imperfetti connubi.

 

Io appollaiata sopra un ramo

emetto un suono allegro oppur gracchiante

un trillo o uno stridìo e non mi domando

la levità o il peso del mio canto.

Intono il quotidiano mio tormento:

un arcobaleno che includa ogni tempesta.

 

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